venerdì 21 giugno 2013

Il singolare destino di Pippo

Il 22 giugno di 208 anni fa nasceva a Genova Giuseppe Mazzini. D'ora in poi lo chiamerò "Pippo", come erano solite fare le sue affettuose sorelle.
Quella di Pippo è una figura onnipresente nella toponomastica delle città italiane. Basta digitare in un navigatore satellitare l'indicazione "Via Mazzini" o "Piazza Mazzini" per farsene un'idea e mandare un tom-tom da trecento euro in tilt. Nonostante ciò, l'incredibile vicenda biografica di questo terrorista genovese è pressoché sconosciuta al grande pubblico. E nonostante ciò, agli esami di maturità del 2006, tra le tracce per il tema di italiano ve n'era una dedicata proprio a questo feroce dinamitardo condannato a morte per ben tre volte, una delle quali (1833), per graziosa concessione di Casa Savoia.

(Non serve aggiungere che io nel 2006 scelsi ben volentieri quella traccia, assieme - presumo - ad altri tre maturandi in tutta la lunga Penisola.)

La condanna a morte di Giuseppe Mazzini con lo stemma di Casa Savoia


Non si contano in giro per l'Italia, i monumenti alla memoria di Pippo. Soprattutto nei parchi pubblici, sono innumerevoli i busti bronzei che lo ritraggono, spesso ossidati dalle intemperie, nascosti dai rampicanti. Segnati da scritte eseguite con i pennarelli uniposca che ci informano che "Marco ama Valentina". Contornati da bottiglie di birra semivuote e decorati da chewing-gum spiritosamente appiccicati come fossero le caccole del naso. Irrorati da pisciatine umane o canine. Pippo può riposare sereno perché i suoi monumenti sono guardati a vista da robusti spacciatori che li usano come punto di riferimento per orientarsi nelle nostre giungle suburbane.


Un monumento a Giuseppe Mazzini, imbrattato.


Ho sempre trovato singolare il destino di Pippo. Da fuorilegge, ad eroe nazionale. Da bandito, a viale nei centri storici. Trovo stupefacente le contorsioni che chi detiene le redini del potere e le armi della propaganda riesce ad imprimere a figure che ha sempre osteggiato. Sarebbe come se il governo Berlusconi avesse intitolato piazze e scuole a Daniele Luttazzi. (Non essendo del tutto sicuro che questo paragone sia calzante, vi chiedo di segnalarmene di più appropriati nei commenti.)
Eppure se cerchiamo di prendere sul serio quello che la vita di Pippo e il suo pensiero raccontano, emergono alcune incongruenze significative, che dicono molto di questa bizzarra idea chiamata "Italia".

Ritratto di Giuseppe Mazzini, conservato al Museo di Torino.

Esiste da sempre una duplice tensione che anima questa idea e la sua precaria trasformazione in realtà. Da un lato, "Italia" è il sogno mai realizzato di massoni, radicali, anarchici, bombaroli, mangiapreti. L'Italia come utopia civile, miraggio repubblicano. Contemporaneamente, "Italia" è tutto ciò che abbiamo sotto gli occhi. L'Italia è Stato, compromesso deleterio, equilibrismo di potere, conquista manu militari del consenso, imperialismo delle burocrazie, patriottismo da bar dello sport. La maglia azzurra della nazionale deriva dal colore di Casa Savoia, lo sapevate? Be', sapevatelo. Quando gridiamo "forza Azzurri" in realtà facciamo un'implicita confessione di monarchismo.


[Personalmente, non riconosco alcun re, non mi interessano i matrimoni di principi e principesse, non mi emoziono al ricordo della Principessa Triste, mi stanno sui coglioni i Savoia e spero che un giorno scenderemo in piazza a festeggiare qualcosa di più rilevante di una vittoria ai Mondiali di Calcio.]


Penso che il singolare destino di Pippo ci mostri come talvolta anche le personalità più coraggiose, gli esempi più fulgidi di integrità possano essere falsificati, persino oltraggiosamente rovesciati, se subiscono il trattamento della macchina della propaganda. Talvolta dietro la gloria ci sono strati e strati di menzogne. Questa è l'incredibile e misconosciuta vicenda personale di Pippo Mazzini, patriota, ribelle, repubblicano: padre della patria, nemico pubblico.

martedì 18 giugno 2013

Copacabana Calibro Nove - Il sambeiro s'incazza

Persino i Brasiliani si ribellano. I Brasiliani, che la cosa più eversiva che avevano fatto, era un fuorigioco.





Risali sul tuo carro carnascialesco, compagno brasiliano, con la crisi che c'è giusto gli stereotipi ci erano rimasti.



F.P.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

lunedì 17 giugno 2013

Tel chi!

Da sabato è online l'uscita di giugno di "Così e Cosà". Vi invito a darci un'occhiata. In particolare, voglio indirizzarvi alla lettura dello speciale dedicato ad Enzo Jannacci. 



Ho intervitato gli attori Andrea Bove ed Enzo Limardi, che hanno conosciuto personalmente il maestro e hanno lavorato con lui per anni. Ne è venuto fuori un ricordo fantastico.

F.P.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

venerdì 14 giugno 2013

Al "Corsaro Rosso"

Caro "Corsaro rosso",
hai rimpiazzato "Penna stilo", fai il bravo.

"Il Corsaro rosso". Sembra il titolo di uno di quei siti di controinformazione incazzata. Quei siti che ti creano talmente tanta confusione in testa che alla fine ti sei convinto che sia stato il Mossad a dirottare il pianeta Nibiru contro le Torri Gemelle, grazie all'appoggio occulto del monaco albino del "Codice Da Vinci".

"Il Corsaro rosso". Evoca un blog dedicato alla nautica. Potrei scrivere di come si fanno i nodi alla marinara, se ne avessi una vaga idea. Purtroppo mi perdo nella realizzazione del banale doppio nodo e per questo indosso i mocassini con la zip. Il massimo di marinaresco che posso fare è linkare "Black submarine" dei Black Keys, come buon auspicio: toh!


 

"Il Corsaro rosso" mi ricorda tantissimo il nome di un ristorante. Al "Corsaro Rosso", specialità di pesce, giardino sul retro vista mare. Niente da fare, me la cavo con i primi, ma pesce e dolci li lascio preparare ai professionisti. E poi sono trentino, il mare è una realtà distante ed esotica.

"Il Corsaro rosso" potrebbe essere persino un sito dedicato alla scherma, al tirar di spada. Palestra "Il Corsaro rosso", corsi di scherma, fioretto e sciabola per amatori e professionisti. 75 euro al mese, borsone personalizzato in omaggio.

"Il Corsaro rosso". Un titolo così suggerisce molte atmosfere.
E a te, caro lettore/cara lettrice che non hai di meglio da fare che commentare i miei articoli di dubbia utilità, che evoca?

F.P.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.