lunedì 23 dicembre 2013

NOSTALGIOMETRO '00/3

L'11 settembre ed i suoi innumerevoli complotti

Avvertenza: Nostalgiometro ’00 può contenere acne, masturbazione, canne, Offspring, uso improprio di lamette da barba, abuso di alcolici, gel effetto bagnato, sesso, Giorgia di TRL e tutto ciò che l’adolescente degli anni 2000 ha subito (nel bene e nel male).

Cari ragazzi anni '10, cari giovani d'oggi (suona ancora un po' strano dirlo, ma presto sarò uno splendido ventisettenne  cui le teenager dànno del lei sull'autobus, accidenti a voi e alla vostra progenie), questo mese voglio raccontarvi del momento in cui la nostra adolescenza impattò per la prima volta con la realtà. Scoprimmo che la realtà quando arriva fa il rumore di due jet che si schiantano a velocità supersonica contro dei grattacieli. Niente male come metafora, eh?

Tutti noi adolescenti '00 abbiamo ben chiaro nella mente il ricordo di cosa stavamo facendo quel pomeriggio di settembre che ci strappò dal solipsismo delle nostre crisi ormonali. Io personalmente stavo giocando con la Playstation: metto via il joystick (che a quell'epoca era un'espressione con un numero notevole di doppi sensi) e comincio a fare zapping. Vedo le stesse immagini riprese da tutte le tv e penso: "Cazzo, questo film lo fanno da tutte le parti". Non era un film, bensì l'attentato orchestrato dalla Cia per fare la guerra contro quelli col petrolio. Anzi no, era l'attacco organizzato dal Mossad, il servizio segreto israeliano, che aveva segretamente deciso di festeggiare Hanukah con i fuochi d'artificio, anticipando la festività di un paio di mesi. Anzi no, erano stati gli alieni, che sfuggiti dall'Area 51 volevano vendicarsi degli americani che li avevano rinchiusi e torturati per decenni negli scantinati privi di aria condizionata di una base militare nel Nevada. Prova ne sarebbe un fotogramma tratto da un video di Youtube dalla risoluzione di 16 pixel in tutto, nel quale si vede chiaramente un disco volante. Anzi no, è stata una montatura delle televisioni di tutto il mondo, le quali, sincronizzati i rispettivi segnali hanno mandato in onda la videocassetta (vhs) degli attentati, grazie al genio creativo degli animatori di Toy Story. Infatti se guardate bene bene, poco prima del collasso della Torre Nord si vede per un millesimo di secondo il logo della Pixar e Woody il cowboy che dice: "Ho un serpente nello stivale"...

Kang e Kodos, i veri responsabili dell'attentato alle Torri Gemelle secondo  alcuni informatissimi scopritori di segreti.
Non sto qua a farvela lunga (noi dicevamo "a smenarla") sul fatto che l'attentato alle Torri Gemelle sia stato per la nostra generazione '00 il primissimo incontro con la Storia con la "esse" maiuscola. Non vi racconterò dell'atmosfera di panico indicibile che ci prese tutti dopo quell'evento.
Voglio solo raccontare a voi posteri che uno dei momenti fondamentali nella crescita di noi adolescenti doppio zero (come la farina) è l'aver sostenuto la famosa e tragicomica discussione con i sostenitori delle teorie alternative sull'11 settembre. Tutti noi ci siamo passati almeno una volta e ne portiamo ancora le ferite. Dibattiti basati su improbabili complotti orditi da forze terrestri e non, che nemmeno nella fantasia più scatenata di Tom Clancy ibridato con il marziano dei Looney Tunes potevano aver luogo.
Insomma,  qui il Nostalgiometro ’00 ci indica come in una scala da zero a “Giorgia Surina” (dove zero sta per zero e “Giorgia Surina” sta per “puro distillato ’00″), il complottismo sull'11 settembre si piazza su un poco meno che discreto 6,5, in quanto questo fenomeno perdura ancora oggi, ovvero a livello "Robbie Williams grasso".


F.P.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

lunedì 8 luglio 2013

RESTITUSCIONENSINAINCIUSOL

Sul "Restitution day" dei 5 Stelle. 
Questo "restitution" mi è sembrato fin dall'inizio un prestito linguistico poco ispirato. 
Nella lingua del Guglielmo Sgrollalanza il verbo "restituire" si traduce infatti con pay back, give back o al massimo return.
Insomma, "restitution" mi suonava un po' "svalutescion".

Però poi ho pensato, questi sono la rete, gli altri sono tutti morti. Questa è gente che dà a Veronesi del Cancronesi. Questa è gente che il collegamento tra Hiv e Aids è un'invenzione della Ka$Ta. I 5 Stelle sono informati per definizione. Questa è gente che l'America ce la voleva dare a noi. Non possono sbagliare.

Sbaglio sicuramente io, che sono pure un giornali$ta (pubblici$$$$ta!!!).

Così ho riflettuto, ho cercato di capire l'origine di questo "Restitution day": certo, l'idea era di creare un calco spiritoso dell'espressione "Independence Day". Hanno scelto apposta il 4 luglio, hanno ripreso le locandine del film, adeguatamente fotoscioppate. Si vede infatti il raggio sterminatore delle astronavi aliene distruggere l'Empire State Building e dare inizio allo sterminio della razza umana. Un messaggio rassicurante, per chi ha visto il film. 





Si saranno detti - anzi, pardon - si saranno scritti sul forum dei parlamentari: «Ma non è che se scriviamo "Pay back day" la gente non capisce?». Di qui la decisione di impiegare questa scelta lessicale inconsueta. "Restitution day" perché così è chiaro e i giornali$ti ci devono fare le foto con l'assegno gigante.

Alla fine però, l'illuminazione!, scopro che in inglese "restitution" indica l'atto di ripagare qualcosa che si ha danneggiato: è il corrispettivo che si dà dopo aver rotto una finestra con la palla, o simili. La questione ora è: i grillini stanno chiedendo scusa per qualcosa?

venerdì 21 giugno 2013

Il singolare destino di Pippo

Il 22 giugno di 208 anni fa nasceva a Genova Giuseppe Mazzini. D'ora in poi lo chiamerò "Pippo", come erano solite fare le sue affettuose sorelle.
Quella di Pippo è una figura onnipresente nella toponomastica delle città italiane. Basta digitare in un navigatore satellitare l'indicazione "Via Mazzini" o "Piazza Mazzini" per farsene un'idea e mandare un tom-tom da trecento euro in tilt. Nonostante ciò, l'incredibile vicenda biografica di questo terrorista genovese è pressoché sconosciuta al grande pubblico. E nonostante ciò, agli esami di maturità del 2006, tra le tracce per il tema di italiano ve n'era una dedicata proprio a questo feroce dinamitardo condannato a morte per ben tre volte, una delle quali (1833), per graziosa concessione di Casa Savoia.

(Non serve aggiungere che io nel 2006 scelsi ben volentieri quella traccia, assieme - presumo - ad altri tre maturandi in tutta la lunga Penisola.)

La condanna a morte di Giuseppe Mazzini con lo stemma di Casa Savoia


Non si contano in giro per l'Italia, i monumenti alla memoria di Pippo. Soprattutto nei parchi pubblici, sono innumerevoli i busti bronzei che lo ritraggono, spesso ossidati dalle intemperie, nascosti dai rampicanti. Segnati da scritte eseguite con i pennarelli uniposca che ci informano che "Marco ama Valentina". Contornati da bottiglie di birra semivuote e decorati da chewing-gum spiritosamente appiccicati come fossero le caccole del naso. Irrorati da pisciatine umane o canine. Pippo può riposare sereno perché i suoi monumenti sono guardati a vista da robusti spacciatori che li usano come punto di riferimento per orientarsi nelle nostre giungle suburbane.


Un monumento a Giuseppe Mazzini, imbrattato.


Ho sempre trovato singolare il destino di Pippo. Da fuorilegge, ad eroe nazionale. Da bandito, a viale nei centri storici. Trovo stupefacente le contorsioni che chi detiene le redini del potere e le armi della propaganda riesce ad imprimere a figure che ha sempre osteggiato. Sarebbe come se il governo Berlusconi avesse intitolato piazze e scuole a Daniele Luttazzi. (Non essendo del tutto sicuro che questo paragone sia calzante, vi chiedo di segnalarmene di più appropriati nei commenti.)
Eppure se cerchiamo di prendere sul serio quello che la vita di Pippo e il suo pensiero raccontano, emergono alcune incongruenze significative, che dicono molto di questa bizzarra idea chiamata "Italia".

Ritratto di Giuseppe Mazzini, conservato al Museo di Torino.

Esiste da sempre una duplice tensione che anima questa idea e la sua precaria trasformazione in realtà. Da un lato, "Italia" è il sogno mai realizzato di massoni, radicali, anarchici, bombaroli, mangiapreti. L'Italia come utopia civile, miraggio repubblicano. Contemporaneamente, "Italia" è tutto ciò che abbiamo sotto gli occhi. L'Italia è Stato, compromesso deleterio, equilibrismo di potere, conquista manu militari del consenso, imperialismo delle burocrazie, patriottismo da bar dello sport. La maglia azzurra della nazionale deriva dal colore di Casa Savoia, lo sapevate? Be', sapevatelo. Quando gridiamo "forza Azzurri" in realtà facciamo un'implicita confessione di monarchismo.


[Personalmente, non riconosco alcun re, non mi interessano i matrimoni di principi e principesse, non mi emoziono al ricordo della Principessa Triste, mi stanno sui coglioni i Savoia e spero che un giorno scenderemo in piazza a festeggiare qualcosa di più rilevante di una vittoria ai Mondiali di Calcio.]


Penso che il singolare destino di Pippo ci mostri come talvolta anche le personalità più coraggiose, gli esempi più fulgidi di integrità possano essere falsificati, persino oltraggiosamente rovesciati, se subiscono il trattamento della macchina della propaganda. Talvolta dietro la gloria ci sono strati e strati di menzogne. Questa è l'incredibile e misconosciuta vicenda personale di Pippo Mazzini, patriota, ribelle, repubblicano: padre della patria, nemico pubblico.

martedì 18 giugno 2013

Copacabana Calibro Nove - Il sambeiro s'incazza

Persino i Brasiliani si ribellano. I Brasiliani, che la cosa più eversiva che avevano fatto, era un fuorigioco.





Risali sul tuo carro carnascialesco, compagno brasiliano, con la crisi che c'è giusto gli stereotipi ci erano rimasti.



F.P.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

lunedì 17 giugno 2013

Tel chi!

Da sabato è online l'uscita di giugno di "Così e Cosà". Vi invito a darci un'occhiata. In particolare, voglio indirizzarvi alla lettura dello speciale dedicato ad Enzo Jannacci. 



Ho intervitato gli attori Andrea Bove ed Enzo Limardi, che hanno conosciuto personalmente il maestro e hanno lavorato con lui per anni. Ne è venuto fuori un ricordo fantastico.

F.P.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

venerdì 14 giugno 2013

Al "Corsaro Rosso"

Caro "Corsaro rosso",
hai rimpiazzato "Penna stilo", fai il bravo.

"Il Corsaro rosso". Sembra il titolo di uno di quei siti di controinformazione incazzata. Quei siti che ti creano talmente tanta confusione in testa che alla fine ti sei convinto che sia stato il Mossad a dirottare il pianeta Nibiru contro le Torri Gemelle, grazie all'appoggio occulto del monaco albino del "Codice Da Vinci".

"Il Corsaro rosso". Evoca un blog dedicato alla nautica. Potrei scrivere di come si fanno i nodi alla marinara, se ne avessi una vaga idea. Purtroppo mi perdo nella realizzazione del banale doppio nodo e per questo indosso i mocassini con la zip. Il massimo di marinaresco che posso fare è linkare "Black submarine" dei Black Keys, come buon auspicio: toh!


 

"Il Corsaro rosso" mi ricorda tantissimo il nome di un ristorante. Al "Corsaro Rosso", specialità di pesce, giardino sul retro vista mare. Niente da fare, me la cavo con i primi, ma pesce e dolci li lascio preparare ai professionisti. E poi sono trentino, il mare è una realtà distante ed esotica.

"Il Corsaro rosso" potrebbe essere persino un sito dedicato alla scherma, al tirar di spada. Palestra "Il Corsaro rosso", corsi di scherma, fioretto e sciabola per amatori e professionisti. 75 euro al mese, borsone personalizzato in omaggio.

"Il Corsaro rosso". Un titolo così suggerisce molte atmosfere.
E a te, caro lettore/cara lettrice che non hai di meglio da fare che commentare i miei articoli di dubbia utilità, che evoca?

F.P.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

giovedì 9 maggio 2013

Nostalgiometro '00 /1

Avvertenza: Nostalgiometro ’00 può contenere acne, masturbazione, canne, Offspring, uso improprio di lamette da barba, abuso di alcolici, gel effetto bagnato, sesso, Giorgia di TRL e tutto quanto di meglio e di peggio l’adolescente degli anni 2000 ha subito.

Sono arrivato in quella fase della vita in cui, conclusi bene o male gli studi, iniziando bene o male a lavorare, ci si guarda indietro e si viene presi dalla nostalgia dei tempi epici. Per me questi tempi epici si collocano approssimativamente tra il 2001 e il 2009. Prima del 2001 non succedeva niente tranne Bim Bum Bam, dopo il 2009 ho iniziato ad annoiarmi. Vorrei quindi inagurare questo spazio, Nostalgiometro ’00, che vuole andare a titillare la vena nostalgica di noi diciasettenni del 2004. Video musicali, sigle tv, e quanto altro ha reso gli anni 2000 il decennio che ci porteremo dentro e a cui ci riferiremo tra dieci anni quando diremo: «Eh, ai nostri tempi…». Aspetta un momento, lo sto già facendo! Sono già passato al lato oscuro della nostalgia!



“Burn baby burn” degli Ash. Dovete sapere, cari ragazzi che siete giuovini in questi tristi e socialnetworkizzati anni ’10, che ai nostri tempi c’era questa cosa chiamata “televisione”. Funzionava più o meno come il computer, bastava accenderla e tu eri “online”, per così dire. Potevi vedere i video musicali su una specie di sito web che veniva chiamato “MTV”, ma non era un sito web. All’epoca si chiamavano “canali televisivi”. Non potevi vedere tutti i video che volevi quando volevi (per quello c’era “Music Box”, ma chi se l’è mai filato, mandavi un sms e loro trasmettevano il video che richiedevi… se, col cazzo). C’era infatti una oscura equipe di stregoni dell’etere che decideva cosa i ragazzi ’00 avrebbero visto. Lo so, che squallore, mica come oggi che “Gangnam style” è diventato popolare grazie ad una specie di democratica follia collettiva. Nel 2001 andava forte il video degli Ash, Burn Baby Burn, che rappresentò il primo incontro ravvicinato di molti di noi con la biancheria intima femminile. In questo video c’era proprio tutto quello che un quattordicenne potesse desiderare allora: musica rock (ma noi non sapevamo che si chiamava così, o lo sapevamo appena), cheerleaders con le mutande in bella vista e… pallacanestro! L’effetto fu dirompente, potevamo vedere questo video ben… due o… tre volte al giorno. L’incognita stava nel fatto se Viva o Tmc2 lo trasmettevano a loro volta. Il video che avete potuto gustare ha rappresentato una tappa dello sviluppo cognitivo di molti di noi, adolescenti ’00. Qui il Nostalgiometro ’00 ci indica come da una scala da zero a “Giorgia Surina” (dove zero sta per zero e “Giorgia Surina” sta per “puro distillato ’00″), il video degli Ash si piazza su un più che discreto 7,5, ovvero a livello “Top of the pops”.

F.P.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

CLASSIFICA: i film più esilaranti /4

Prosegue la scalata alla vetta dell’esilaranza con la TOP TEN dei film più divertenti, secondo l’insindacabile parere del sottoscritto, perché sono dottore in Filosofia e ho perciò un’opinione su tutto.
Due, dico, due posizioni che ci portano a ridosso del podio.
Ecco a voi, qualche pensiero sui film che occupano la quinta e la quarta posizione nella lista. Per ripescare le pellicole già citate, si riclicchino gli articoli immediatamente precedenti.
5. Fantozzi subisce ancora. Il primo film diretto interamente da Neri Parenti nella saga di “Fantozzi“, per me è anche il più esilarante della serie. Lo so cosa state pensando, sento già che digitate commenti indignati sulla vostra tastiera, commenti pieni di riprovazione. Calma! Sono perfettamente d’accordo con voi, miei sboccati lettori. I primi due capitoli della saga fantozziana sono prodotti artistici sopraffini, mai eguagliati nella storia del cinema italiano e, credo, tra le migliori espressioni della satira cinematografica di sempre. Purtroppo, il posto di quei due film (“Fantozzi” e “Il secondo tragico Fantozzi“) non è in questa classifica. Questa è la classifica dei film che mi fanno più ridere e basta. E nell’opera che stiamo commentando c’è una presenza che mischia totalmente le carte. Questa presenza risponde al nome di… “Loris Batacchi”. La sequenza di “Loris Batacchi” per me stravolge la curva delle votazioni. E se indubbiamente i primi due “Fantozzi” sono film migliori, “Loris Batacchi”, capo-ufficio pacchi, con il suo baciamano bl-b-và, consacra “Fantozzi subisce ancora” come il film italiano più divertente di sempre.
4. Il fratello più furbo di Sherlock Holmes. Ritorna Gene Wilder, che ho già elogiato altrove, questa volta non solo nei panni del protagonista, ma anche del regista. Avevo già recensito questo film nel numero di gennaio 2011 di “Così e Cosà“, chi ha voglia può ripescare anche da qualche riflessione in merito. Questa pellicola è un gioiello della comicità inspiegabilmente poco noto. È in assoluto uno dei miei film preferiti, forse perché amo in maniera sconfinata lo stile e l’eleganza di Gene Wilder, che in questo film sfodera tutte le sue armi. Anche letteralmente, dato che persino la sua esperienza giovanile di spadaccino è stata messa a frutto in questo film, ovviamente nelle scene di duello. Le ambientazioni (la Londra vittoriana) sono ricostruite in maniera credibile. Il ritmo è serrato. Gli interpreti sono magnifici, soprattutto i co-protagonisti Marty Feldman (“Aigor”) e Madeline Kahn (“Elizabeth”, sempre in “Frankenstein Junior“). La trama è solida e avvincente “benché” parodistica. Mi spiace usare questo “benché”; sarebbe in realtà del tutto superfluo. Purtroppo però da “Epic Movie” in poi la parola “parodia” sembra essere diventata sinonimo di “film vomitato da un cane con i parassiti intestinali”, quando la parodia è una delle forme di espressione letteraria e cinematografica che richiedono il grado più alto di competenza drammaturgica e di scrittura. Basti pensare che “Il fratello più furbo di Sherlock Holmes” uscì appena un anno dopo “Frankenstein Junior“. L’influenza di Mel Brooks su Gene Wilder si percepisce chiaramente in questa pellicola, nelle atmosfere, nei tempi comici, nello slapstick e persino nel cast. Questa pellicola è una vera, autentica parodia. Ragazzi, smettiamo di usare le parole a caso: questo film, così come “Frankenstein Junior“, sono “parodia“. “Epic movie“, “Treciento” e simili sono “merda“.
F.P.

Suggerimento musicale: The Kangaroo Hop, da “Il fratello più furbo di Sherlock Holmes”, 1975.
Suggerimento video: la sequenza di “Loris Batacchi“, da “Fantozzi subisce ancora”, 1983.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

mercoledì 8 maggio 2013

CLASSIFICA: i film più esilaranti /3

Trovo il tempo di proseguire con la scalata alla vetta dell’esilaranza. Solo di un gradino però. Siamo arrivati alla posizione numero 6; per rileggere quali gioielli della comicità ho voluto segnalare finora, si clicchi qui e qua. Penetriamo più a fondo nella mia personalissima TOP TEN dei film che mi fanno più ridere.
6. Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso* (*ma non avete mai osato chiedere). Film ad episodi di Woody Allen, che tratta il tema della sessualità attraverso la lente delle perversioni più diffuse. Non tutti gli episodi sono indimenticabili, ma alcuni di essi sono epici: in particolare, quello interpretato da Gene Wilder dal titolo “Che cos’è la sodomia?“, in cui uno spettabile medico intrattiene una relazione con un’avvenente e lanosa paziente. Sarà che per me Gene Wilder è l’attore comico più straordinario della storia del cinema sonoro. Un altro episodio particolarmente riuscito è “Cosa sono le perversioni sessuali?“, in cui si mette in scena la parodia di un quiz, nel quale i concorrenti devono indovinare la particolarissima perversione degli ospiti, personaggi all’apparenza integerrimi ed insospettabili. Tra loro, un rabbino, che si eccita nel vedere la moglie che mangia braciole di maiale. Si ride, si riflette, commedia eccellente, insomma in due parole… Woody Allen.
F.P.
Suggerimento musicale: Let’s misbehave, Cole Porter, 1927 (dalla colonna sonora del film).
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

domenica 5 maggio 2013

CLASSIFICA: i film più esilaranti /2

Prosegue la classifica dei dieci film più esilaranti. Come ho già precisato, questi non sono i film comici, umoristici o satirici migliori, quelli li elencherò in una classifica di prossima redazione. Questi sono solamente i film che mi fanno ridere come un idiota finché qualcuno non mi picchia forte in testa con uno sfollagente. Per le due posizioni già elencate potete cliccare qui.
8. “L’alba dei morti dementi“. Che cosa è questo film… Semplicemente fantastico. Grande sceneggiatura, grande regia, grande ritmo, splendide le battute, straordinarie le ambientazioni (la metropoli britannica ha sempre il suo perché), ottimi gli attori. È il tipo di film che ti verrebbe voglia di rigirare insieme agli amici. Se ha un limite, un piccolo, infinitesimale difetto, è che non si distacca dalla mera parodia dei film di zombie. Io non sono un acceso fan del genere zombie-movie, fatta eccezione per la versione che ne ha dato Danny Boyle (“28 giorni dopo“), che adoro e mi terrorizza. Questo però è il mio punto di vista e non compromette in alcun modo la forza di un film che so essere già diventato di culto. Le scene esilaranti sono tante, ma a memoria quella che più mi è rimasta impressa (a parte il finale, che chiaramente non svelo) è la sequenza in cui il protagonista Shaun, appena svegliatosi ed uscito di casa assonnato e sovrappensiero, non si rende conto in un primo momento dei cambiamenti accorsi nei suoi vicini, i quali si sono tramutati nottetempo in zombie. Pellicola deliziosa, da non perdere.
7. “Il mostro. Di Roberto Benigni, è stato a lungo in ballottaggio con “Il piccolo diavolo” e ovviamente “Johnny Stecchino“. Ho voluto premiare il coraggio dei toni e del tema. Non è affatto facile mettere in commedia l’argomento delicato dell’abuso sessuale e degli omicidi seriali, senza per altro banalizzarlo mai, anzi offrendo un’interessante lettura della psiche dei personaggi, attraverso una trama fitta che si poggia su un’eccezionale opera di sceneggiatura. Fino al colpo di scena finale, che è uno dei più inaspettati che io ricordi. Nicoletta Braschi interpreta la poliziotta e lo fa con grande eleganza, sebbene il suo personaggio debba necessariamente accendere gli istinti più “bassi ed animali” (poveri animali, cos’hanno fatto di male?) del presunto mostro. Il film si basa molto su di lei e io credo abbia fatto davvero un gran lavoro. Un posto speciale nel mio cuore è riservato ad una delle scene più divertenti dell’intero cinema italiano: sovrastimolato dall’arrapante poliziotta, Loris (Benigni) si fa consigliare da un amico perché non sa più come resistere al “richiamo della carne”. Il suggerimento dell’amico è quello di “pensare ai risultati della borsa”, per distrarre la mente da tutto ciò che vede (e vede tutto). Il buon Loris sperimenta questo escamotage con risultati… indimenticabili.
Alla prossima con altre due posizioni!
F.P.
Suggerimento musicale: il tema d’apertura de “Il mostro“, composto da Evan Lurie, 1994.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

venerdì 3 maggio 2013

CLASSIFICA: i film più esilaranti /1

Anarchia e sentimenti. Credo che un gesto molto anarchico sia la risata. Ridere è uno delle più grandi affermazioni della propria individualità. Erompere in una risata è essenzialmente un sommo atto di libertà. In una duplice maniera: la risata libera, in quanto scioglie le tensioni, ripristina un equilibrio, scatena endorfine; ma la risata è anche sovversione, irrisione, rottura dei tabù. La comicità è dunque una forma d’espressione contemporaneamente conservatrice (conferma lo status quo, dà un senso di sopportabilità alle cose per come sono) e rivoluzionaria (smaschera le ipocrisie, distrugge il pensiero lineare ed il conformismo della logica). La comicità introduce un elemento di caos, di novità e mostra come segni, significati e sistemi siano illusori, benché fondati su regole che hanno un loro grado di realtà (proprio perché si possono rompere).
Questo lungo pippone serviva ad introdurre (e a far prendere minimamente sul serio) la classifica dei dieci film-commedia che trovo più divertenti in assoluto. Attenzione, solo alcuni dei film che andrò ad elencare sono film comici ed umoristici che trovo sublimi, persino struggenti nel loro essere opere d’ingegno infinito. Quei film saranno oggetto di un’altra classifica che vi proporrò a stretto giro. Invece, attraverso la classifica che inizia con questo articolo, voglio soprattutto raccontare a tutti voi quali sono i film che mi fanno scompisciare e che non mi stancherò mai (anche se, mai dire mai) di guardare e che perciò consiglio molto volentieri.
Ecco a voi, dunque, le ultime due posizioni nella mia TOP TEN dei film più ESILARANTI di sempre.
10. “American Pie“. In questa scelta è abbastanza rilevante il fattore “nostalgia”. I primi tre capitoli della serie uscirono durante i miei primi anni al liceo. Sono cresciuto con la saga originale di “American Pie” e mi sono riconosciuto per anni in quelle frustrazioni, in quei desideri, in quelle dinamiche e, per quanto portate all’estremo in virtù dei meccanismi comici, li ho trovati pericolosamente aderenti alla realtà di molti adolescenti. Ciò non è bello, lo so. Però è passato. E poi è dannatamente divertente. Tutti abbiamo conosciuto uno “Stifmeister“, tutti ci siamo sentiti dei “Jim Levenstein” almeno una volta, tutti abbiamo tentato timidi e goffi approcci sessuali nei confronti della “Nadia” (la studentessa cecoslovacca) di turno, aspettando la notte magica del “gran ballo della scuola”. E poi in questo film c’è un fattore essenziale che ne rende doveroso l’inserimento tra i dieci film più divertenti. Questo fattore risponde a sole tre parole: “Mamma di Stifler“…
9. “Così è la vita“. È stato molto arduo scegliere solo uno dei film di Aldo, Giovanni e Giacomo. “Tre uomini e una gamba” è senza dubbio più comico, “Chiedimi se sono felice” è più solido, “La leggenda di Al, John e Jack” è girato benissimo. Però “Così è la vita” coniuga al meglio le caratteristiche migliori degli altri film. Le personalità dei personaggi interpretati dai tre attori si intrecciano alla perfezione, come in “Chiedimi se sono felice“; ci sono scene comiche di grande forza e dal sapore cabarettistico, come in “Tre uomini e un gamba” (“Ogni mattina in Africa quando sorge il sole, una gazzella… muore“); ha una velocità e delle atmosfere pulp rare nel cinema italiano, come ne “La leggenda di Al, John e Jack” (“Gli ho spappolato la faccia, gli ho spappolato!“). Per non parlare della colonna sonora dei Negrita, che danno al film l’atmosfera rockettara che merita.
A presto, con altre posizioni!
F.P.
Suggerimento musicale: Vertigo, American Hi-fi (American Pie 2 Soundtrack, 2001).
(Ps, tutta quella colonna sonora “spacca i culi“, quindi “andate scialli“. Gergo anni 2000… )
Lettura consigliata: l’intervista che ho fatto ad Aldo, Giovanni e Giacomo per il numero di dicembre 2012 di “Così e Cosà“.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

venerdì 26 aprile 2013

Elogio del ciarpame (letterario)



Sono un esploratore metodico e compulsivo delle librerie dei supermercati.
Non solamente perché vi si trovano delle offerte convenienti su titoli di una certa decenza. (Non spendo comunque molto denaro in libri, sono un sostenitore dell’uso delle biblioteche pubbliche. Ve le ricordate? Bei tempi quelli in cui la gente prendeva rispettosamente in prestito i prodotti culturali, magari vergognandosi un po’ se li riconsegnava in ritardo, invece che derubare artisti ed autori attraverso la pirateria.)
Sono un esploratore attento delle suddette librerie perché in esse si trova l’autentico, inestimabile, ciarpame letterario. Opere improbabili, scritte in maniera approssimativa, che scalano le classifiche di vendita proprio perché sono esposte nelle librerie dei supermercati. E sono esposte nelle librerie dei supermercati perché hanno scalato le classifiche. Paradossi del capitalismo.
(Non so cosa valga di più oggi per creare un best-seller, se andare tre minuti da Fazio o se avere il proprio libro esposto in uno scaffale vicino agli spazzolini da denti. Forse gli spazzolini da denti fanno domande più brillanti.)
Bene, io sono un feroce appassionato di tale ciarpame letterario. Quelle storie già sentite mille volte, quei colpi di scena talmente scontati e prevedibili che ci potresti costruire attorno un giro di scommesse abbastanza redditizio.
Il piacere sublime sopraggiunge infatti quando, dopo aver capito fin dalle prime righe come va a finire una particolare sequenza, quella poi… va a finire in quell’esatto modo. Oh sì, ancora, ti prego.
E ti dici: bene, questo libro ha venduto 21 milioni di copie. Presto diventerà un film da 500 milioni di dollari di incasso.
Amo il ciarpame letterario, perché non ti giudica, non pretende che tu abbia voglia di risolvere complessi rebus linguistici o narrativi. Vuole solo intrattenerti con le sue avventure esotiche o romantiche, con i suoi intrighi da quattro soldi.
Amo il ciarpame letterario, perché è profondamente diverso dai libri spazzatura (scritti in genere da calciatori, ex calciatori, ex ragazze di calciatori, ex procuratori di calciatori). Per scrivere un romanzo d’azione, una storia d’amore, un giallo o un thriller popolare, ci vuole un tanto di arte. Ci vuole il talento dell’artigiano, del canta-storie, dell’intrattenitore. Serve la capacità di avvincere il lettore, di catturarlo e di tenerlo incollato alle tue pagine, nonostante la scarsa originalità della trama. Io voglio essere rapito dalla lettura di un romanzo. Voglio che le pagine volino, che quel libro finisca in fretta e che ne esca il seguito prestissimo.
Per questo voglio gratificare i miei lettori con una recensione mensile sui più grandi capolavori del ciarpame letterario: inizierò con una delle opere più fulgide di uno dei grandi maestri della letteratura da supermercato (e da autogrill!), in particolare del genere della fiction d’azione.  No, non Tom Clancy. (Infarcisce i suoi romanzi di troppi dettagli tecnici, che noia!)
Sto parlando dell’unico, inimitabile, insuperabile, Clive “Non me lo sarei mai aspettato” Cussler.

F.P.
Suggerimento musicale: Paperback Writer, The Beatles, 1966 (canzone non contenuta in alcun album ufficiale).

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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

giovedì 25 aprile 2013

25 aprile

Cos’è la resistenza.
In fisica indica “il massimo sforzo che un materiale è in grado di sopportare prima che sopraggiunga la rottura”.
La differenza tra l’Italia di oggi e quella di settant’anni fa è che la nostra soglia di resistenza è molto più alta. Intendo sotto il profilo puramente della dinamica delle forze. Siamo stati compressi, tratti, flessi, tagliati, torti. Picchiati, torturati, uccisi. Eppure siamo ancora qua. Non so a quali altre sollecitazioni meccaniche possa essere ancora sottoposta la fibra degli italiani.
Nel giorno in cui si ricorda e si celebra la Resistenza partigiana, vorrei proporre ai miei concittadini di resistere meno. Vorrei che si scatenassero le energie accumulate in decenni di soprusi e di oltraggi.
Vorrei dire basta con l’elasticità, vorrei che il punto di rottura si rivelasse.
Oggi è il 25 aprile. Smettiamo di resistere. Così potremmo essere partigiani. Potremmo essere eroi. Anche se per un giorno soltanto.
F.P.
Suggerimenti musicali:
Heroes, David Bowie, 1977 (album: Heroes);
Fischia il vento, canto partigiano, 1943.
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Fabio Peterlongo, “giornali$ta”, nasce pochi mesi dopo l’incidente di Černobyl, nell’anno della prima apparizione dei “Simpson” e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista “Così e Cosà” (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull’emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.

martedì 23 aprile 2013

Promesse


Cara Penna Stilo,
promesse ne ho fatte tante nella vita e ho sempre cercato di mantenere tutte quelle che era umanamente possibile. In amore sono sempre stato fedele ed in amicizia un amico più o meno decente. Ora però so, con un ottimo grado di certezza, che ho una debolezza: non riesco ad essere fedele ad un blog. Lo trascuro, lo dimentico, mi stufo del suo nome, flirto con un'altra url, dopo poco tempo mi sembra persino ridicolo tenerne uno. Lo so che starai pensando: con me non andrà così, io ti cambierò, Fabio. Io sono quella giusta per te, sospiri speranzosa. (Sì, perché sei una blogga, non lo sapevi?) Non lo so, cara Penna Stilo. Non amare mai, non legarti mai, mi ha insegnato la vita. E se poi sei tu a lasciarmi? Se il primo hacker che passa di qui mi ruba la password e ti usa per pubblicizzare il viagra spammando in cirillico? Non so se sono pronto, Penna Stilo, per questa promessa. Proverò a provarci.
Con simpatia,
F.P.
Suggerimento musicale: Promises, The Cranberries, 1999 (album: Bury the hatchet).
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Fabio Peterlongo, "giornali$ta", nasce pochi mesi dopo l'incidente di Černobyl, nell'anno della prima apparizione dei "Simpson" e del mandato di cattura spiccato verso Marcinkus. Questo turbine di eventi lo lascia frastornato e con un immaginario sibaritico (qualunque cosa significhi). Scrive per la rivista "Così e Cosà" (da lui diretta, pensate, ragazze) e conduce un programma radiofonico sull'emittente Radio Genius, dal quale parla di cinema, musica e vita vissuta come se ne sapesse qualcosa.